lunedì 30 gennaio 2012

Prefazione: Capote e la frontiera letteraria


Truman Capote
Ad un intervistatore che gli domanda se il giornalismo sia l’ultima grande frontiera letteraria da esplorare, Truman Capote risponde: «Penso di sì. Ma le due cose stanno per incontrarsi come due grandi fiumi». L’immagine utilizzata da Capote per rappresentare il momento in cui due mondi all’apparenza lontani convergono fra loro rende in maniera suggestiva le modalità di un incontro imprevisto: la letteratura e il giornalismo confluiscono l’uno nell’altro come imponenti corsi d’acqua, portando ciascuno le proprie caratteristiche e dando vita ad una nuova forma letteraria che beneficia del contributo di entrambi.
In Viaggio nel New Journalism americano si è scelto di esaminare il connubio fra letteratura e giornalismo a partire da una particolare corrente giornalistica che fiorisce negli Stati Uniti d’America intorno agli anni Sessanta del Novecento: il new journalism. Sebbene attraversi il cielo della stampa nazionale ed estera come una meteora, il new journalism gioca un ruolo di grande importanza per la formazione di stili e tecniche narrative che si sviluppano con la pratica giornalistica per poi consolidarsi nella nonfiction novel. Ed è proprio grazie all’impiego di questi strumenti letterari che alcuni autori, di cui Capote è tra i maggiori rappresentanti, compongono romanzi-verità che raccontano la realtà dei fatti in maniera unica e innovativa: «Non è la trasposizione della realtà nei territori della narrativa, non è semplicemente letteratura applicata alla realtà invece che alla fantasia, piuttosto si tratta d’un genere giornalistico, che si sviluppa intrecciandosi con la capacità di scavare dentro i fatti, arrivando a catturare la vera notizia, quella che tocca la sfera dell’invisibile che spesso circonda un avvenimento o una storia».

Obiettivo del presente saggio è quello di fornire un quadro generale, storico e critico, del fenomeno del new journalism per poi approfondire, sotto i diversi aspetti, la figura di Capote e le peculiarità della sua produzione letteraria in relazione all’ipotesi di lavoro secondo la quale è possibile trovare un territorio comune fra la letteratura e il giornalismo. Come entra il new journalism nella prassi letteraria? Quali tecniche, adottate nella redazione degli articoli giornalistici, si possono riscontrare anche nella narrativa di Truman Capote? In che modo il lettore si rapporta a questo diverso stile, esito di una singolare concezione della scrittura? Sono queste alcune delle domande alle quali si è cercato di dare risposta.
Il lettore, che è tradizionalmente spettatore di quanto viene narrato, diventa ora protagonista della storia e partecipa agli eventi descritti attraverso gli occhi dei personaggi che animano le vicende. Per il new journalism i fatti devono essere rappresentati "visivamente", nella maniera che caratterizza il romanzo, al fine di coinvolgere il lettore e permettere che a lavorare sia la sua immaginazione, la sola in grado di portarlo ad un’immedesimazione con le suggestioni evocate dalla parola scritta. È così che il rapporto fra testo scritto e fruitore subisce un cambio di direzione, definendo un nuovo modo di fare giornalismo: «Con queste tecniche la generazione di reporter che diede vita al new journalism perseguiva la creazione di un nuovo stile il cui senso poteva essere condensato nell’espressione Be There, essere lì, coinvolgere il lettore in modo che si sentisse parte della storia, al di là del labile confine che divide realtà e finzione». In questo senso, si può affermare che il new journalism irrompe nel mondo della letteratura con il bagaglio di norme e competenze stilistiche accumulato sul campo.
Con le regole d’oro sviluppate nella pratica della cronaca e del reportage, coloro che si affacciano in ambito letterario portano un’idea originale di romanzo-verità che rifugge il cliché della fiction per dedicarsi alla scrittura del reale. Così i pezzi giornalistici, fino ad allora relegati alla stringata trattazione o all’approfondimento di ciò che afferisce all’attualità, acquistano un sapore artistico che supera la materia effimera di cui si nutre la carta stampata mentre le opere letterarie di quanti partecipano al new journalism si caratterizzano per una pulizia stilistica e una chiarezza compositiva che permettono una diversa appropriazione da parte del lettore.
Infine, una precisazione è d’obbligo. Nonostante l’arte richiami sempre una valutazione etica, con Viaggio nel New Journalism americano non si vuole esprimere alcun giudizio morale riguardo le preferenze personali o la condotta di vita di Truman Capote. In questa sede, l’autore è visto esclusivamente nei panni dello scrittore che ha imposto direzioni nuove e inesplorate alla letteratura tradizionale. Uno scrittore che, come afferma egli stesso con la caratteristica presunzione fuori le righe, ha offerto un considerevole contributo alla creazione di forme letterarie inedite: «So di aver influenzato enormemente la letteratura americana, basta guardare l’influenza che ho avuto sui giornalisti. Cioè, certe cose le ho inventate io, mio caro. E adesso c’è gente che se ne va in giro a ritirare premi per cose inventate da me».

Giuseppe Costa
Docente di giornalismo e direttore Libreria Editrice Vaticana

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